Le parole sono sempre importanti e spesso significano molto di più di quello che indicano a un primo sguardo. Nella realtà informatica e iperconnessa in cui ci siamo lanciati da oltre due decenni, la parola chiave è surfare, “muoversi in modo casuale, spesso per pura curiosità, passando rapidamente da un link all’altro”, secondo la definizione Treccani, ma anche – che è la cosa non detta e forse più rilevante – muoversi su una superficie, sia questa la superficie del mare o della conoscenza e dell’esperienza. Surfiamo, e come quando usiamo (chi la sa usare) la tavola da surf, ci divertiamo. Poco altro conta. Peccato che questa spinta irrefrenabile all’intrattenimento finisca con l’avere come movente primo quello di anestetizzarci dalle domande che hanno da sempre morso i calcagni dell’umanità: Chi sono io? Qual è il senso della mia vita? E perché accadono le cose che accadono?
Così ogni attività per noi è diventata più uno sbocconcellare che fare esperienza, più un passare il tempo che vivere, più una realtà virtuale che la realtà – già di per sé abbastanza virtuale, almeno secondo alcune filosofie orientali. Oriente quindi yoga. Quella pratica di cui ormai si sente parlare un po’ dappertutto e che ultimamente è stata declinata anche nelle forme più assurde; quella pratica che, anche quando affrontata con maggiore serietà, rischia di essere ridotta a una ginnastica posturale; quella pratica tanto esecrata dei ranghi ecclesiastici come demoniaca in quanto, dicono, primo passo occulto per una futura conversione religiosa. Lo yoga, quella pratica che, come dice la parola, altro non è se non una spinta all’unione e al (ri)congiungimento con sé stessi, con gli altri, con la Natura e quindi con la divinità.
Molti di noi hanno sicuramente sentito nominare lo yoga senza mai interessarsene. Molti altri ne avranno preso un assaggio o avranno seguito qualche lezione sporadica. Altri invece se ne saranno appassionati e avranno iniziato a seguire una pratica dettata dalle loro possibilità e buona volontà. In pochi avranno invece deciso di intraprendere un percorso di formazione per approfondire e perfezionare le proprie conoscenze e abilità yogiche. Ognuna di queste scelte è lecita, ma una scelta fatta nella consapevolezza in linea di principio è sempre più lecita. Certo, l’attrazione è come una scintilla, o c’è o non c’è. Ma nessuna scintilla è in grado di produrre di per sé un fuoco. Il fuoco va protetto e alimentato. E quando scatta la scintilla dello yoga è lo stesso: il desiderio di consapevolezza va protetto e alimentato, continuamente e con attenzione.
All’inizio si imparerà a respirare meglio e a rilassarsi, muscoli, nervi e giunture si allungheranno e lubrificheranno, si diventa più flessibili, agili, leggeri. La salute del corpo migliorerà e insieme a quella anche la salute della mente. Ma lo yoga, appunto, non è solo una ginnastica posturale, non è uno sport per rimanere in forma e rimettere in circolo un po’ di endorfine. Praticare yoga significa anche acquisire maggiore consapevolezza di sé stessi, degli altri e del mondo che ci circonda, per intraprendere di conseguenza un percorso di affinamento e perciò di cambiamento delle relazioni che ci legano alla realtà in cui viviamo. Senza dovere fare alcuna scelta di rinuncia.
Il Kundalini yoga è per definizione lo “yoga della consapevolezza” e mira a creare equilibrio fra corpo, mente e anima, unificando le tecniche di diverse vie dello yoga in un sistema armonico, equilibrato ed efficace. Attraverso la pratica del Kundalini yoga si migliora la percezione del proprio corpo, si impara ad ascoltare il respiro e a direzionarlo in modo efficiente per il proprio benessere, si osservano le reazioni fisiche, emotive e mentali a determinati stimoli prodotti dagli esercizi e dalle meditazioni. Tutto ciò consente di liberare le risorse interiori, permettendo a ciascuno di esprimere la propria identità, sviluppare compassione, aumentare la consapevolezza verso sé stessi e la collettività.
Un motto antico sostiene che “dalle tue azioni ti riconosceremo”. Una via di consapevolezza e di attenzione come il Kundalini yoga ci addestra nel tempo a valutare ogni nostra azione e le sue conseguenze prima di compierla, perché ogni nostra azione ci rivela agli altri e al mondo e non è mai casuale. “Il risultato di un’azione risiede nell’intenzione originaria”, sostiene un altro antico motto, e così il cerchio si chiude. Per conoscere il futuro del mondo non è necessaria la palla di cristallo, è sufficiente sapere cosa noi stessi desideriamo farne.
Il Kundalini yoga acuisce le nostre facoltà mentali, ci illumina l’intuito, al di là dell’intelletto così da essere sempre consci delle nostre azioni e imparare a guidarle, a sceglierle prima di eseguirle. Grazie alla pratica regolare del Kundalini yoga, i benefici indicati sono riscontrabili anche dopo breve tempo. Prima di tutto, quindi, praticare. Chiunque però, sia un praticante di lungo corso o un neofita, può anche decidere di intraprendere un percorso di formazione per comprendere in profondità perché e come accade tutto ciò che accade con la pratica del Kundalini yoga: il cosiddetto “sistema di percezione di sé” è un nuovo paradigma in cui troviamo noi stessi in modo integrale, imparando a camminare verso il nostro destino più elevato con gentilezza, grazia e compassione, per il nostro benessere personale ma anche per il benessere di chi ci sta vicino e del mondo intorno a noi. Prima di tutto, quindi, praticare. Ma poi immergersi, vedere, incontrare, perché sono facendo l’esperienza di ciò che ci interessa possiamo davvero comprenderlo e farne uno stile di vita.
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