Ho smesso di fare la brava bambina. Ora sono solo brava.

ero una brava bambina, ora sono solo brava
Alessia
Insegnante di yoga, meditazione e mental coach

C’è stato un tempo in cui mi chiamavano “macchina”.

Non nel senso dispregiativo del termine, anzi: ero una macchina perfetta, efficiente, instancabile. Lo consideravo un complimento, un valore. Se mi dicevano che ero affidabile, veloce, sempre pronta, io sorridevo con gratitudine. Era la prova che stavo facendo bene, che ero utile e quindi degna di essere considerata, di avere uno spazio e addirittura di essere amata.

Poi, un giorno, quella parola ha iniziato a stonare.

Macchina.

Come se la mia esistenza si riducesse alla mia capacità di produrre, di risolvere problemi, di non incepparmi mai. Come se per essere “brava” significasse solo fare.

Fare la brava bambina ha un prezzo

Il prezzo è la dispersione energetica e mentale. Tutto diventa un fare incessante, perché l’essere deve tacere.

Ti convinci che fermarti non sia un’opzione. Che riposare sia un lusso, che chiedere aiuto sia una debolezza. Che il valore di chi sei si misuri in ciò che offri agli altri, nel modo in cui ti fai carico anche di pesi che non ti appartengono.

La brava bambina crede che l’amore si debba guadagnare. Non merita amore se non è “perfetta”. Non può deludere le aspettative di chiunque la circondi, altrimenti è normale che venga lasciata indietro.Non può chiedere nulla, perché teme di diventare un fardello troppo pesante da sopportare.

È un circolo vizioso. Più cerca di essere perfetta, più si sente insicura. Più si adatta, più si allontana da sé stessa. Non capisce che l’amore e il rispetto non si meritano con le performance. Essere responsabile non significa annullarsi per gli altri.

La brava bambina si convince che per essere considerata deve essere sempre disponibile, senza confini. Se dice di no, teme di non avere più valore o addirittura di essere cattiva o insensibile. Si accolla pesi emotivi immensi, perché crede che il suo compito sia essere di supporto agli altri. Nasconde le proprie fragilità con un sorriso di circostanza, parla di qualche suo problema sempre col sorriso, per non disturbare troppo la sensibilità dell’altro.

E così si spegne. Dentro, si sente vuota. E non capisce perché. Eppure spesso è il sostegno di molti.

Quanto costa questa perfezione?

Fare  la brava bambina è disumano. E faticoso.

Ti porta lontano da te stessa. Ti fa vivere in una realtà che non esiste, fatta di aspettative irreali e di standard impossibili.

Il giorno in cui ho capito che questa perfezione mi stava distruggendo, ho smesso di cercarla. Ho smesso di voler essere sempre brava agli occhi degli altri e ho iniziato a essere brava per me stessa. Non è stato facile, mi sono sentita egoista nel senso negativo del termine. La paura di essere scacciata da alcune relazioni era forte.

E sai una cosa?

Ho scelto di correre il rischio. Ho scoperto che chi ci tiene a me, mi apprezza anche quando non sono impeccabile. Anche quando sono stanca. Anche quando chiedo aiuto. Anche quando mi concedo di essere più umana.

Per chi mi conosce, vedermi con le mie fragilità è difficile. Non le ho mai mostrate molto, quindi non sono abituati. È strano per loro vedermi dire “oggi proprio non ce la faccio” o “ho bisogno di conforto”. Ed è difficile per me sostenere la frustrazione che provo nel sapere che qualcuno si preoccupa per me o che è dispiaciuto nel sapere che mi trovo affaticata o con qualche disagio. Ma questa è una responsabilità che posso prendermi e gestire.

Essere stata performante per così tanto tempo mi ha dato competenze e risorse incredibili: so organizzare, gestire, risolvere, affrontare le difficoltà con lucidità. Ma imparare a riconoscermi umana non significa perdere queste qualità. Significa semplicemente usarle con maggiore consapevolezza, senza più sacrificarle sull’altare dell’accettazione altrui. Non devo più dimostrare niente a nessuno, tantomeno a me stessa. Posso essere forte e vulnerabile allo stesso tempo

Le brave bambine sono le più a rischio di manipolazione psicologica

Perché non dicono mai di no.

Perché credono che il loro valore dipenda dall’approvazione degli altri.

Perché non sanno riconoscere i propri confini, perché il loro bisogno di piacere supera la loro capacità di proteggersi.

Di questo parleremo nei prossimi articoli. Per ora, se questa storia ti ha colpito, scrivimi nei commenti o condividila con chi pensi ne abbia bisogno.

Non dobbiamo fare le brave bambine per essere amate. Dobbiamo solo essere noi stesse, adulte.

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